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L’accordo recentemente sottoscritto a Seoul tra i Ministri degli Esteri della Repubblica di Corea e del Giappone sulla controversa questione di quelle che sono eufemisticamente chiamate “donne di conforto” e che furono arruolate, contro il loro volere, come prostitute dalle forze armate nipponiche nel periodo della seconda guerra mondiale, costituisce una tappa importante nel quadro […]
L’accordo recentemente sottoscritto a Seoul tra i Ministri degli Esteri della Repubblica di Corea e del Giappone sulla controversa questione di quelle che sono eufemisticamente chiamate “donne di conforto” e che furono arruolate, contro il loro volere, come prostitute dalle forze armate nipponiche nel periodo della seconda guerra mondiale, costituisce una tappa importante nel quadro dei complessi rapporti tra i due paesi. Donne di conforto Sulla dimensione numerica di questa tratta si danno cifre contrastanti, ma è attendibile il dato complessivo che supera certamente il centinaio di migliaia di giovani non solo coreane ma anche provenienti dalla Cina e da altri paesi del sud est asiatico occupati dalle forze nipponiche. Tra esse anche alcune europee delle ex colonie olandesi rimaste intrappolate dall’avanzata nipponica. nuspress.nus.edu.sg/products/the-comfort-women-of-singapore-in-history-and-memory La quota coreana è stata la più consistente.
La controversia è divenuta il principale “irritante” dei rapporti storicamente conflittivi tra i due paesi esacerbati dagli oltre quarant’anni di occupazione giapponese della Corea, durante la prima metà del Ventesimo secolo. Il vuoto lasciato nella penisola dalla sconfitta del Giappone fu la principale causa di un’altra tragedia: quella della partizione tra Nord e Sud. Pur essendo stata una vittima della seconda guerra mondiale, la Corea riamane ancora oggi divisa mentre altri paesi che avevano subito la stessa sorte si sono già da tempo riunificati. Donne di conforto
Non è la prima volta che le due parti concludono un’intesa “definitiva” sulla questione e non è detto che sia stata detta l’ultima parola su una vicenda le cui ripercussioni politiche non si sono attenuate nonostante il passare degli anni. Analogamente alle “nonne della Plaza de Mayo” argentine, le vittime e loro sostenitori sfilano ancora oggi settimanalmente davanti all’ambasciata giapponese a Seoul. Il trauma successivo della guerra di Corea e della partizione, come anche un senso di pudore nei confronti delle vittime, ha fatto sì che la tragedia venisse mantenuta in sordina anche dalla parte coreana. Successivamente la vicenda fu più volte oggetto di discussioni bilaterali e di manifestazioni di contrizione da parte nipponica. Questa volta si è fatto un passo in più nel senso che si è giunti ad un accordo bilaterale ad hoc, sottoscritto a Seoul dai capi delle due diplomazie e corroborato da uno scambio telefonico tra i massimi dirigenti di ambedue i paesi che hanno confermato i termini degli impegni. Per la prima volta si è anche avuto un risarcimento finanziario ammontante a 8,3 milioni di Dollari a carico diretto del governo giapponese e non, come in passato, attraverso entità private. Donne di conforto Nonostante il passo in avanti, l’intesa non è stata accolta favorevolmente dall’opposizione coreana che rimprovera all’amministrazione concessioni giudicate eccessive. Analogo atteggiamento da parte delle rappresentanti delle poche superstiti che lamentano l’entità, ritenuta offensivamente bassa e tardiva, del risarcimento ed il fatto di non esser state consultate. Oggetto delle critiche è anche l’impegno di Seoul di non più sollevare in futuro tale questione e di adoperarsi per la rimozione di una scultura evocante le vittime, collocata da gruppi coreani proprio all’ingresso dell’ambasciata giapponese a Seoul.
È da prevedere un aspro dibattito in fase di ratifica, che non dovrebbe tuttavia incontrare ostacoli vista la solida maggioranza di cui dispone l’esecutivo in Parlamento.
La questione va anche vista nel quadro del complesso rapporto di odio/amore e di affinità e divergenze che caratterizzano le relazioni tra i due paesi. Donne di conforto Nonostante l’odiosa occupazione del secolo scorso, non è mai scomparso in alcune frange della dirigenza coreana un senso di ammirazione per il potente vicino, un modello per il formidabile sviluppo industriale della Corea del Sud. Uno degli esponenti di tali sentimenti fu il controverso Presidente Park Chung-hee, assassinato nel 1979, uno degli artefici della industrializzazione della Corea del Sud nonché genitore dell’attuale presidente coreano, signora Park Geun-hye. Nonostante una linea politica improntata al nazionalismo, quest’ultima ha fortemente voluto questo accordo che rimarrà senz’altro uno dei principali retaggi del suo mandato che scade il prossimo anno e non è rinnovabile.
Era poco prevedibile che in Giappone l’intesa avvenisse proprio sotto la leadership dell’attuale Primo Ministro Shinzo Abe, sinora uno dei principali esponenti dell’ala negazionista che aveva sempre cercato di minimizzare la vicenda delle donne di conforto. Tale cambiamento si può spiegare avendo a mente alcune implicazioni di carattere strategico. http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/giappone-corea-la-vicenda-delle-donne-di-conforto-14424 Il Giappone è impegnato in un confronto sia con la Corea del Nord sia con la Cina ed ha quindi interesse mantenere dalla sua parte una Corea del Sud sempre più forte sia militarmente che economicamente. Analoghi obiettivi perseguono gli Stati Uniti: anch’essi mirano a ricompattare i propri alleati nella regione. Non è un caso che il primo a congratularsi dell’accordo sia stato il Segretario di Stato John Kerry il quale da tempo si era adoperato a favore di questo avvicinamento che si aggiunge alla serie di recenti successi di questo abile diplomatico.
Rimane esclusa da questa trattativa la Corea del Nord che pure ha subito anch’essa l’onta delle “confort women”. In realtà avrebbe avuto senso un’azione congiunta delle due Coree per una rivendicazione che le accumuna. Una siffatta azione avrebbe potuto forse ipotizzarsi durante il periodo di disgelo tra Nord e Sud lanciato agli inizi del 2000 dall’allora presidente del Sud Kim Dae jung attraverso un ‘offensiva del sorriso che condusse lui ed il suo successore a visitare il Nord e le squadre olimpiche dei due paesi a sfilare sotto la stessa bandiera ai giuochi di Sidney, Atene e Torino. Oggi il regime di Pyongyang rimane isolato ed anche il suo tradizionale alleato cinese, dopo i test nucleari del Nord, ha preso le distanze e applica le sanzioni verso la DPRK decretate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Gli esperimenti nucleari e missilistici del Nord rendono più tesi anche i rapporti di Pyongyang con il Giappone che di riflesso rafforzano la solidarietà tra Tokyo e Seoul nei confronti del comune avversario del Nord. Non fino al punto tuttavia da superare le ataviche divergenze, tra cui quelle territoriali. Proprio mentre si firmava l’intesa sulle donne di conforto, primeggiava sul sito ufficiale del Ministero degli Esteri di Seoul un ampio servizio riaffermante l’appartenenza alla Corea degli isolotti che i Coreani chiamano Dokdo e i Giapponesi Takeshima collocati al centro di quello che i Coreani chiamano il Mare orientale e i Giapponesi il Mare del Giappone.
Carlo Trezza, già Ambasciatore d’Italia nella Repubblica di Corea dal 1998 al 2002
http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/giappone-corea-la-vicenda-delle-donne-di-conforto-14424